venerdì 12 giugno 2015

Osservazioni personali sul genere distopico

Gli anni d'oro del genere distopico sono in concomitanza con l'affermarsi delle più distopiche realtà totalitarie del novecento.
Oggi, senz'ombra di dubbio, ci troviamo in una realtà migliore di quella che trovarono i vari Orwell, Huxley … e questa realtà la dobbiamo anche un po' a loro.
A tutti loro che hanno criticato, tra le righe, le proprie società, gli usi e i costumi della loro gente, le superstizioni eccetera. A tutti loro che ci hanno mostrato come poteva finire se continuavamo ad essere ciechi. A tutti loro che si sono impegnati a far sì che ci ricordassimo dove volevamo arrivare e, per fortuna, non siamo arrivati.
I loro “consigli” hanno permesso alla popolazione di capire gli errori del passato e cercare di rimediare.
Cercare di rimediare con l'Unione Europea, con l'instaurazione del primo governo socialista in sudamericana, con la riduzione delle armi nucleari e con la continua ricerca di un mondo migliore.
Ciononostante, questo mondo ancora non esiste e, molto probabilmente, non esisterà mai siccome l'utopia è soggettiva poiché dipende dai nostri desideri e dalla nostra esperienza di vita complessiva.
L'obiettivo della letteratura distopica( ma anche di tutti glia altri mezzi di critica che sfruttano la rappresentazione di una società fittizia per criticare la società attuale) era quello di aprire le menti delle persone per riuscire a farci vedere la strada da percorrere per avvicinarci all'ideale dell'utopia( che risulta essere l'opposta di quella descritta nel romanzo). Visto che questo ideale non è stato ancora raggiunto, il suo compito non è ancora finito.



La mancanza di vere scritture distopiche attualmente, però, lascia libero sfogo ai governi attuali che via via stanno arretrando la loro mentalità ritornando agli ideali politici del secolo scorso. Questo tipo di letteratura è fondamentale perché solo leggendo un libro che non critica apertamente la società si può capire in che modo viviamo, perché leggere un testo col solo scopo di criticare la società non viene letto con entusiasmo ed attenzione; ma un testo che racconta le vicissitudini di un uomo che vive in un mondo distopico, un mondo con forti riferimenti alla società moderna, inspira fortemente il lettore facendolo pensare e riflettere su dove vive e sulla sua società.



In conclusione la distopia è ancora un mezzo valido per criticare la società visto che essa non ha ancora completato il suo vero compito.

L'unico problema è dato dalla mancanza di veri romanzi distopici nel panorama attuale; dobbiamo accontentarci dei classici che, comunque sia, ancora oggi sono “attuali”.

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