giovedì 30 aprile 2015

L'Europa: il fil rouge tra i popoli?

L'unione europea è l'ennesimo tentativo di far coesistere in uno stesso super-stato( come l'Oceania se vogliamo fare un paragone un po' forzato) nazioni accomunati soltanto da esperienze storiche.
Come molti sanno questa organizzazione nasce pressapoco dopo la seconda guerra mondiale con lo scopo di preservare la pace e di creare una connessione economica tra queste nazioni in modo che si trovino avvantaggiate e favoriscano, di conseguenza, l'economia dell'intera euro-zona.
Tutto ciò è molto intelligente e ha permesso alle società dell'euro-zona( Germania e Italia in primis) di rialzarsi dalla seconda guerra mondiale con dignità.

L'idea di accordi per avvantaggiare gli scambi economici tra un numero limitato di nazioni è durata fino a che ,questi stati, non hanno deciso di unirsi nell'Unine Europea adottando la moneta unica.



L'Euro. L'euro è stato una delle maggiori conseguenze che hanno sancito la crisi cominciata nel 2009 e tuttora stiamo vivendo.
E l'Euro è gestito dalla BCE( banca centrale europea).
La Banca centrale europea (BCE, con sede a Francoforte, in Germania) gestisce l'euro e garantisce la stabilità dei prezzi nell'UE. Contribuisce, inoltre, a definire e attuare la politica economica e monetaria dell'UE.
I suoi obiettivi principali sono:
  • mantenere la stabilità dei prezzi (tenendo sotto controllo l'inflazione) specialmente nei paesi dell'area dell'euro
  • mantenere stabile il sistema finanziario, assicurandosi che i mercati finanziari e le istituzioni siano controllati in modo appropriato.
La Banca lavora in collaborazione con le banche centrali dei 28 paesi dell'UE. Insieme costituiscono il Sistema europeo delle banche centrali (SEBC).
Ne deriva così una cooperazione tra le banche centrali dell'area dell'euro, detta anche eurozona, ovvero i 19 paesi dell'UE che hanno adottato la moneta unica. La cooperazione all'interno di questo gruppo di banche è chiamata Eurosistema.
I suoi compiti sono( elenco non esaustivo):
  • fissare i tassi d'interesse di riferimento per l'area dell'euro e controllare la massa monetaria
  • gestire le riserve in valuta estera dell'area dell'euro e comprare o vendere valute quando si presenta la necessità di mantenere in equilibrio i tassi di cambio
  • accertarsi che le istituzioni e i mercati finanziari siano adeguatamente controllati dalle autorità nazionali, e che i sistemi di pagamento funzionino correttamente
  • autorizzare le banche centrali dei paesi dell'area dell'euro a emettere banconote in euro
  • monitorare le tendenze dei prezzi valutando il rischio che ne deriva per la stabilità dei prezzi nell'area dell'euro.
Gli organi decisionali della BCE sono:
  • Il comitato esecutivo, che coordina la gestione quotidiana. Ne fanno parte sei membri (un presidente, un vicepresidente e altri quattro membri), nominati per un mandato di otto anni dai leader dell'area dell'euro.
  • Il consiglio direttivo, che stabilisce la politica monetaria dell'eurozona e fissa i tassi di interesse applicabili ai prestiti erogati dalla Banca centrale alle banche commerciali. È composto dai membri del comitato esecutivo e dai governatori delle 19 banche centrali nazionali dell'area dell'euro.
  • Il consiglio generale, che concorre all'adempimento delle funzioni consultive e di coordinamento della BCE e ai preparativi necessari per l'allargamento futuro dell'area dell'euro. Comprende il presidente e il vicepresidente della BCE e i governatori delle banche centrali nazionali dei 28 paesi dell'UE.
La BCE è totalmente indipendente. La BCE non può, al pari delle banche centrali nazionali dell'Eurosistema e dei membri dei rispettivi organi decisionali, sollecitare o accettare istruzioni da organismi esterni. Tutte le istituzioni dell'UE e i governi degli Stati membri devono rispettare questo principio.
Quindi, ricapitolando la BCE è indipendente. L'organo che deve decidere quanto vale l'euro è indipendente e, si sa, chi controlla l'economia controlla il mondo.
Chi controlla l'economia ha il potere di far fallire intere nazioni e di salvane altrettante.
Quando un qualunque stato dell'Europa si trova in crisi, prima dell'Unione, aveva la possibilità di “giocare” con la valuta della propria moneta per non andare in bancarotta e mantenere i cittadini in una condizione accettabile; come fece l'Italia del ventennio con la crisi del '29.
Ora, invece, gli stati dell'Unione che sono in crisi, non possono inflazionare la moneta perché estenderebbero la crisi agli altri stati, per cui sono obbligati a chiedere prestiti su prestiti e, inevitabilmente, finiscono in bancarotta( come sta succedendo con la questione Greca).



L'idea dell'Unione è, di per sé, un'idea molto innovativa perché permette il multiculturalismo all'interno di uno stesso territorio. Tutto ciò è molto bello e molto etico, ma purtroppo la multiculturalismo europeo è un po' troppo, nel senso che le tradizioni dei singoli popoli europei sono troppo diverse tra di loro e il voler accomunare e trovare, o sforzarti di trovare, un “fil rouge” tra questi non fa altro che accrescere l'intolleranza sia verso chi sta meglio di noi nel panorama europeo( la Germania), che viene visto come il “dittatore”, sia per chi sta peggio (la Grecia) che viene visto come l'ultima ruota del carro.
Questo fil rouge, visto che non c'era, è stato creato ed è l'Euro.
L'Euro controllato dalla BCE. Dalla BCE che è un'ente indipendente e che, di conseguenza, ha tra le mani il destino di 28 nazioni accomunate soltanto dal colore del pezzo di carta che hanno sul portafoglio.  

mercoledì 29 aprile 2015

La “libertà” americana

Il concetto di libertà è molto soggettivo. Infatti la libertà è tale finché non compromette quella degli altri e questo fattore, senza dubbio, è un obbligo che priva la libertà del suo vero essere.
Per cui non esiste la libertà, o almeno non è realizzabile finché esiste più di una persona sul mondo.
E su queste basi che si può dire che la libertà americana è, di persé, una libertà fittizia, falsa, ingannevole.



Da quando l'America si è auto-elevata a “distributore di democrazia e libertà”, cioè dalla sua nascita fino agli ultimi episodi in medio oriente, si è “divertita” a portare la guerra per il mondo, rimpiazzando i vecchi governi “dittatoriali” con la sua democrazia, i suoi ideali di libertà e la sua “cultura”.
Una cultura che è vecchia più di tre secoli e crede di essere, o ne è convinta, pari se non superiore a quella Europea.
Una cultura debole nel profondo, ma che pare forte e intaccabile all'infuori: la cultura del sogno americano; la cultura della libertà.
Questa libertà americana è data dalla serie di concessioni date dalla costituzione degli Stati Uniti d'America che sono principalmente:
  • Il primo emendamento garantisce la libertà di culto, parola e stampa, il diritto di riunirsi pacificamente e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti. Esso inoltre proibisce al Congresso di "fare alcuna legge per il riconoscimento di qualsiasi religione" — rendendo questo emendamento un campo di battaglia delle guerre culturali della fine del XX secolo.
  • Il secondo emendamento garantisce il diritto di possedere armi; se tale diritto sia esteso ai privati cittadini o solo alle milizie statali è stata questione di acceso dibattito, e le varie corti hanno interpretato il suo significato in diversi casi sin dal 1900. Ma nel luglio del 2008 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto il diritto dei cittadini di possedere armi, dichiarando incostituzionale la legge del distretto di Columbia che invece ne vietava, ai residenti, il possesso. È così stabilito il diritto individuale dei cittadini americani ad essere armati annullando la legge che da 32 anni proibiva di tenere in casa una pistola per difesa personale nella città di Washington. La sentenza ha fornito un'interpretazione definitiva al Secondo Emendamento della Costituzione che dal 1791 sancisce il diritto di portare le armi. Questo significa che è stato riconosciuto un diritto inviolabile al pari di quello al voto e della libertà di espressione.
  • Il terzo emendamento prevede che le truppe non possano essere acquartierate in abitazioni private senza il consenso del proprietario.
  • Il quarto emendamento difende da perquisizioni, arresti e confische irragionevoli.
I quattro emendamenti successivi trattano il sistema della giustizia:
  • Il quinto emendamento vieta i processi per un crimine grave se non su accusa da parte del Gran Giurì. Proibisce inoltre la ripetizione del processo per la stessa offesa a seguito di un'assoluzione (eccetto in alcuni casi ben specifici), vieta la punizione senza un giusto processo di legge, e prevede che una persona accusata non possa essere costretta a testimoniare contro se stessa.
  • Il sesto emendamento garantisce un processo penale rapido e pubblico. Richiede il processo da parte di una giuria (di pari), garantisce il diritto alla difesa per l'accusato, e prevede che i testimoni debbano assistere al processo e testimoniare in presenza dell'accusato.
  • Il settimo emendamento garantisce un processo davanti ad una giuria per i reati civili che coinvolgano un valore della causa superiore ai 20 dollari.
  • L'ottavo emendamento vieta le cauzioni e le multe eccessive, e le punizioni crudeli o inusitate.
Gli ultimi due dei dieci emendamenti contengono dichiarazioni di autorità costituzionale di ampio respiro:
  • Il nono emendamento dichiara che l'elenco dei diritti individuali non è inteso come esaustivo; che il popolo ha altri diritti non specificamente menzionati nella Costituzione.
  • Il decimo emendamento prevede che i poteri che non sono delegati dalla Costituzione al governo federale, o da essa non vietati agli Stati, sono riservati ai rispettivi Stati, o al popolo.


Da questi dieci emendamenti della carta dei diritti americani si concerne come la libertà americana sia, in linea teorica, la più vicina all'ideale della libertà comunemente condiviso dalla società. Per questo motivo la libertà professata dagli americani è inappellabile, perché è, in teoria, giusta.
Il problema sorge quando bisogna trasportare nella realtà le parole scritte su un pezzo di carta. E li sorgono i problemi legati al possedere ogni tipo di arma, alla VERA libertà di stampa, alla vera libertà di circolazione, alla vera libertà di professare la propria fede eccetera.
È in quel momento che si capisce se ciò che si dice è perlomeno simile a ciò che si tenta di fare.
Se volessimo fare un paragone, anche se un po' forzato, potremmo dire che la libertà americana è simile al comunismo sovietico. Siccome entrambi ammettono sia un pensiero, un'ideologia che, se presa strettamente dal punto di vista filosofico, sono utopistiche; sia un aggettivo che degrada questi pensieri umani a realtà irrealizzabili e dispotiche. Distopiche perché non rispettano più le proprie radici; perché hanno puntato troppo in alto e hanno finito per essere una parodia di se stesse.
Se volessimo citare un grande cantautore italiano, che mette in relazione questi due sogni, quello comunista e quello americano, potremmo dire che:

qualcuno era comunista perché desiderava una libertà diversa da quella americana”




L'America è il paese meno democratico di tutti quelli degli stati del “primo mondo” non tanto per quello che è effettivamente o per quello che attua in termini di riforme e libertà. Ma perché pretende di ergersi a “simbolo di libertà”, titolo che, meno di un secolo fa, si è dato il governo sovietico. E sappiamo tutti com'è finito quel governo di uomini “liberi”. 

martedì 28 aprile 2015

Scuola: fabbrica per la creazione di automi?

Prima di leggere il "pensiero" vi invito a vedere il video "Another Brick in a Wall part 2".
Ciò serve per avere sia una veduta d'insieme, sia per capire a fondo il mio ragionamento.




L'evoluzione del sistema scolastico in questi ultimi quarant'anni è stato molto variegato. Ovviamente c'è stato un miglioramento su tutti i punti di vista, ma lo scopo finale della scuola, così come suggerisce il brano, è quello di creare un altro mattone. Un altro mattone nel muro.
Che sia un mattone nel muro della conoscenza, del carattere, della formazione personale di ognuno di noi, dipende dal singolo percorso di studi, dagli insegnati e dai compagni che s'incontrano durante tutto questo periodo e, soprattutto, dalla nostra dedizione a imparare.
Comunque sia un altro tassello importante che si riesce a ricavare guardando il video del precedente brano è quello della scuola come “carne da macello”.
La scuola è considerata come troncatrice dell'immaginazione del giovane e, in parte, questo è vero. Non si può negare che l'obbligo di seguire un programma per tappe, che richieda obbligatoriamente il raggiungimento di queste ultime sia svantaggioso, siccome nessuno di noi è uguale.
Uno studente bravo in storia è diverso da uno studente bravo in meccanica e, per esempio, il primo potrebbe necessitare di pochi giorni per studiare storia e di mesi interi per capire i procedimenti logici per dimensionare un organo meccanico e il secondo potrebbe aver bisogno di molto più tempo per studiare storia ma, in contro, riesce a capire la meccanica molto velocemente. Quindi non esistono persone simili tra di loro, sia nei gusti( caratteristica che influenza la prestazione scolastica) che nelle preferenze( uno studente è più portato a studiare se la materia, prima, e il professore, poi, sono interessanti/stimolanti dal punto di vista didattico).
E questo volere uniformale le menti dei giovani porta alla creazione di automi, all'unificazione del pensiero comune che, arrivati alla fine del percorso scolastico, crea persone che si assomigliano “mentalmente” facendo sparire ogni sorta di originalità presente nelle giovani menti prima dell'inizio della scuola.
Per poter ovviare a questa “perdita di originalità” l'alunno dovrebbe interessarsi ad altri fattori non inerenti alla scuola sviluppando la sua coscienza con la cultura, lo sport, eccetera.




Purtroppo questo è grave problema che affligge la scuola, sia quella d'oggi che quella di ieri, e che affliggerà anche le nuove menti che dovranno affrontarla siccome non è un problema risolvibile. Bisognerà sempre mediare tra le “diseguaglianze mentali” degli alunni e cercare il percorso più adatto a far esprimere al massimo, almeno in un'occasione, ogni singolo alunno.

lunedì 27 aprile 2015

La fine dell'uomo...

Sia maledetto il giorno in cui gli uomini smetteranno di sognare, dedicandosi anima e corpo alla filosofia capitalistica.

Perché V è entrato nell'immaginario collettivo come simbolo di ribellione?

Perché V è entrato nell'immaginario collettivo come simbolo di ribellione?
Fermo restando che, come abbiamo visto in precedenza, il simbolo di V sia diventato parte della cultura moderna solo dopo il film del 2005, analizzeremo, più o meno, tutte le caratteristiche che rendono il personaggio tipicamente come un'eroe negativo, un po' alla Batman se vogliamo essere sintetici.
Innanzitutto V non ha volto e ha una storia sconosciuta. O meglio, sappiamo come è diventato così ma non sappiamo chi era prima de diventare così. Chi era prima di entrare nel manicomio/campo di concentramento. E questo fa immedesimare chiunque in quella figura mistica di quell'uomo che si dimostra essere il più “normale” tra gli antieroi conosciuti siccome è, anzi era, un comune cittadino, forse povero forse ricco, che, grazie a un codice genetico, è resistito alle torture e si è trasformato in una macchina per vendicarsi.




Anche il fine ultimo del protagonista ci porta ad immedesimarci in esso. All'inizio veniamo a sapere che l'unico obiettivo dell'eroe, l'obiettivo che si nasconde sotto quello dell'uguaglianza e della libertà, è il meno nobile della natura umana: la vendetta. E questa caratteristica intrinseca del personaggio riesce a farci dire – chiunque di noi può essere V!-
Un altro elemento che caratterizza V è il suo parlato e le sue continue citazioni di artisti e scrittori famosi, specialmente inglesi, che immerge il tutto in un'atmosfera quasi onirica fondendo la “realtà” con l'irrealtà; perché nessuno riuscirebbe mai a parlare così bene e in modo così “giusto”. Tutto ciò a un tono autoritario, saggio e mistico a V stesso.

Tutto questo, aggiunto al messaggio complessivo della ribellione a alle citazioni famose sulla libertà eccetera, hanno elevato V, e la sua maschera, a simbolo di ribellione, simbolo accentuato dall'adozione da parte del gruppo di hacker Anonymous e dai gruppi rivoluzionari e di protesta, soprattutto studentesche.

domenica 26 aprile 2015

La distopia "sociale"

Il romanzo sociale è il “figlio” più prossimo a 1984. Un tipo di scrittura nata e sviluppatasi per criticare la società e la cultura moderna, assume toni di vera e propria protesta inizialmente, con Orwell e, successivamente, con i romanzi di Bradbury, Dick e i fumetti di Alan Moore.

La caratteristiche principali di questi tipo di romanzi sono:
  • Mondo a stampo totalitario;
  • Annullamento dell'individuo non più visto come una persona ma come mero numero;
  • critica nascosta contro la società dell'epoca;
  • critica contro il perbenismo;
  • mondo a stampo Orwelliano;
  • Elementi simbolo della distopia come il controllo da parte di un leader simile al G.F;

Ciononostante il romanzo distopico sociale, negli ultimi anni, è andato a disperdersi per lasciare spazio a romanzi futuristici, a stampo post-apocalittico, che criticano la società ma non fanno di questa critica il cavallo da battaglia dell'opera.
Poi, con l'affermarsi del cinema e del mondo videoludico, il romanzo distopico ha lasciato spazio a questi nuovi tipi di “arte” che riescono ad accogliere un maggior pubblico e a interessare un massa di individui molto più ampia di quanto possa fare un qualunque romanzo che critica la società.
Di queste opere di cinema ricordiamo:
  • V per Vendetta;
  • Matrix;
  • Fight Club;
  • Arancia Meccanica;
  • Equlibrium;
  • Watchmen;
  • eccetera
Ovviamente molti di questi film sono tratti da romanzi o fumetti più antichi, ma la loro fortuna e la loro importanza, è nata solo con di quest'ultimi.

Basta pensare a “V per Vendetta”, che, prima della sua uscita nel 2005, era solo una chicca per gli appassionati di fumetti e poi è diventato simbolo di ribellione grazie al film( che peraltro modifica molti elementi dell'originale).

Omaggio a... Giorgio Gaber

Qualcuno era comunista

Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà, ... La mamma no.
Qualcuno era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, 
la Cina come una poesia, il comunismo come il paradiso terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un'educazione troppo cattolica.
Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche: lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima (prima, prima...) era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano... 
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona...
Qualcuno era comunista perché era ricco, ma amava il popolo...
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era così affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l'operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l'aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione?... oggi, no. Domani, forse. Ma dopodomani, sicuramente!
Qualcuno era comunista perché... "la borghesia il proletariato la lotta di classe, cazzo!"...
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava solo RAI3.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto!
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini...
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il materialismo dialettico per il Vangelo Secondo Lenin.
Qualcuno era comunista perché era convinto di avere dietro di sè la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c'era il Grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista malgrado ci fosse il Grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c'era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggiore partito socialista d'Europa!
Qualcuno era comunista perché lo Stato, peggio che da noi, solo l'Uganda...
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant'anni di governi democristiani incapaci e mafiosi.
Qualcuno era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l'Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera!...
Qualcuno era comunista perché chi era contro, era comunista!
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia!
Qualcuno, qualcuno credeva di essere comunista, e forse era qualcos'altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.

Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.

Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché sentiva la necessità di una morale diversa.

Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno.
Era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.

Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso: era come due persone in una. 
Da una parte la personale fatica quotidiana, 
e dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo, 
per cambiare veramente la vita.

No, niente rimpianti. 
Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, 
come dei gabbiani ipotetici.




E ora?
Anche ora ci si sente in due: da una parte l'uomo inserito, che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana, 
e dall'altra il gabbiano, senza più neanche l'intenzione del volo. 
Perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.

sabato 25 aprile 2015

25 aprile...

25 aprile 1943: Liberazione d'Italia.
È giusto festeggiare la librazione da un governo Italiano, e la nascita di una colonia americana, di una democrazia “alla americana”?

Viva l'Italia liberata! Viva l'Italia americana!

Viva l'Italia liberata! Viva l'Italia americana!
Festeggiamo ordunque, come ogni anno, questo 25 aprile;
Festeggiamo la vittoria dei partigiani dai fascisti e dai nazisti;
Festeggiamo la liberazione da parte degli americani;
Festeggiamo la fine del ventennio dittatoriale fascista.


Quante cazzate.
Pensare che oggi si celebri una della feste più ipocrite del nostro paese mi fa rabbrividire e mi fa vergognare d'essere italiano.
Festa ipocrita non per ciò che rappresenta ma per ciò che vuole rappresentare.
Il 25 aprile di settant'anni fa, l'avanzata partigiana ha iniziato la liberazioni dalla "dittatura" fascista, l'ha iniziata aspettando l'arrivo degli alleati che, pochi giorni dopo, ci anno liberato dal "periodo più buio della nostra storia".
Falso.
Il ventennio fascista è stato( e lo dice uno di ideologia marxista) uno dei periodi dal punto di vista economico e dello viluppo tecnologico-sociale migliori dall'unità ad oggi.
I vent'anni di Mussolini, che, personalmente io accorcio a sedici, siccome dopo il patto d'acciaio con Hitler il fascismo, così come era stato pensato, non esisterà più, hanno significato un forte miglioramento nelle condizioni di vita nelle persone. Miglioramento che, per l'epoca, era incredibile e ha portato milioni di persone a DIVENTARE fascisti.
Basti ricordare che l'italia è stata uno dei pochi paesi ad economia capitalistica che meno ha patito la crisi del '29.

Non voglio dire che tutti erano fascisti in quell'epoca che ,molti rinnegano o vogliono dimenticare, ma che, se il fascismo è diventato una realtà italiana per più di quindici anni, molti, o la maggior parte di essi, appoggiavano gli ideali del Duce.
Perciò penso che parlare di fine del ventennio dittatoriale fascista non solo sia riduttivo, ma sia una manomissione della storia bella e buona.



Invece, per quanto riguarda la liberazione da parte degli americani c'è tutto un'altro discorso da fare.
Gli americani, i nostri "salvatori" sono arrivati dopo il 25. Quel giorno è simbolico siccome è l'inizio dell'avanzata partigiana che porterà, con l'arrivo degli alleati, la liberazione completa dell'italia il 3 maggio dello stesso anno.
Ciononostante gli "americani" ci hanno, in qualche modo, liberato del NOSTRO governo ,dittatoriale, totalitario, violento eccetera  "donandoci" il loro modo di intendere la democrazia.
E questo particolare modo di intenderla ci ha portato, oggi, alle condizioni in cui soccombe codesto bel paese.
Inoltre i veri libratori dell'Italia furono partigiani, di fede completamente "stalinista"( a quel tempo i massacri di Stalin erano sconosciuti e quindi era accettabile che i partigiani italiani vedevano in Stalin il simbolo di forza, uguaglianza ed equità) quindi, si può dire che l'italia è stata liberata non dagli americani ma dai comunisti!

Anche se idealizzare così tanto la figura del partigiano è un'errore molto grave che, la comunità attuale, ha commesso. Il partigiano era un uomo che non voleva la guerra.
Tutto qui.
E per questo si affidava alla ideologia comunista cercando di seguirla anche in modo troppo rigido ed inumano. Dopotutto un'idea è cieca e ha lo scopo di raggiungere il suo obiettivo senza pensare alle conseguenza. Così facevano i partigiani.
Come esempio basta citare le foibe, ma, questo, è un argomento che richiede una copertina a sé.



Concludendo la liberazione dell'Italia è una festa relativa siccome è vissuta da molti come un gesto di coraggio e da altri come un gesto di vera resa. Ma non si può dubitare che, nonostante tutto, sia stata un tassello fondamentale della nostra storia. Forse non il più importante, forse non il più sincero, forse non il più "nostro", ma sicuramente un tassello che va almeno ricordato.
Nonostante tutto.





venerdì 24 aprile 2015

1984: Winston Smtih: “L'ultimo uomo d'Europa”

L'ultimo baluardo di umanità, l'ultima speranza della coscienza umana o, come avrebbe voluto chiamare il romanzo Orwell, l'ultimo uomo d'Europa.
Winston Smith incarna ogni individuo con la sua voglia di lottare, di ribellarsi di capire ciò che lo circonda e agire di conseguenza.
Il romanzo si apre con un uomo ormai stanco del suo mondo. Un uomo stanco della Rivoluzione, delle regole e del controllo. Un uomo che vuole essere libero.
Questo uomo trova sollievo scrivendo il suo diario; atto comune ai giorni nostri ma che ci viene mostrato come illegale o quasi.
Quasi perché il Socing non ha leggi scritte, ma solo consigli su cosa è meglio fare e cosa è meglio non fare.
L'ultimo uomo d'Europa sfrutta questo diario per creare un briciolo insignificante di Storia; per trasmettere la sua esperienza ai posteri anche se lui esiste, o meglio esisterà, come il grande fratello.
Così Winston Smith incarna tutti noi, con i nostri difetti e i nostri pregi, e i nostri atteggiamenti nel caso ci trovassimo in un mondo simile.



Inoltre la sua intelligenza e il suo spirito d'osservazione, unita al suo fregarsene dell'ideologia del Socing lo fa una specie di alter-ego di Orwell stesso.
Infatti, questo romanzo è scritto dall'autore durante un periodo di profonda realizzazione ideologica cioè dopo le vicissitudini patite durante la guerra civile in Spagna.
Questo episodio si più definire il più importante nella storia di Orwell che lo porterà, anni dopo, a scrivere i suoi due più grandi successi “La fattoria degli animali” e “1984”: vere e proprie critiche contro il totalitarismo, in particolare, contro lo Stalinismo.
Sì, perché durante quel momento Orwell si rende conto della decadenza dell'utopia comunista in distopia.

E come Orwell anche Smith capisce lo stesso del suo mondo, e cerca di ribellarsene finendo per morire. Anzi, finendo per sparire; finendo per non essere mai nato.

Immagina l'Expo finito

Immagina un'esposizione globale, che include tutti i paesi del mondo e si tenga nel nostro bel paese.
Immagina un incontro per cercare di capire come eliminare la fame nel modo, eliminare l'obesità e il consumo di cibo spazzatura.
Immagina centinaia da padiglioni circondati dal verde e da circuiti d'acqua navigabili.
Sì, Immagina.

E adesso immagina tutto questo finito al venti percento, la maggior parte finanziata da Mcdonald e  da Coca Cola.
Immagina tutto un cantiere immenso sorto sopra una coltivazioni agricola per il beneficiare di mafiosi e politici.
E immagina la figura di merda che farà l'Italia di fronte a tutto il mondo.

Adesso vai il primo maggio all'Expo di Milano a goderti tutto questo.
A goderti questa esperienza, che non dimenticherai...

giovedì 23 aprile 2015

Pensieri sul futuro...

Ci stiamo, inesorabilmente, avvicinando al baratro.
Al baratro della disumanità.
Vedere così tanta insufficienza critica di fronte alla morte di così tante PERSONE è orribile. ed una delle cose che mi fa sempre di più detestare questo mondo. Questo mondo che si maschera da perbenista. O, se vogliamo usare un termine "Orwelliano" questo mondo pensabenista.
Questo mondo così soggiogato dal capitalismo e dal suo simbolo del dollaro americano da preferire la morte di PERSONE anziché la perdita di fogli di carta colorata.
Fogli di carta che sono l'essenza della nostra anima.
Senza valore.
In un mondo "perfetto" i soldi non sarebbero superiori all'uomo; ma, ahimè, non viviamo in un mondo perfetto. E non ci siamo mai vissuti.
Non sto dicendo che questa sia la peggiore epoca di sempre; ovviamente non possiamo dimenticare il Novecento, condito dalle sue guerre e dalle sue ideologie, ma questa, questa è sicuramente l'epoca più falsa.
Più falsa perché la maschera di ognuno di noi si sta pian piano allargando e finirà per avvolgerci nello stereotipo del perbenista. 

Il perbenista: quello che critica e incita a fare la cosa giusta da parte degli altri ma non da parte di se stesso.
Quello che sa solo criticare senza agire, senza cercare soluzioni, senza mettersi in gioco.
Tutti sono vittime di questa maschera del nuovo millennio. Nessuno escluso.
Anche io stesso, per esempio, sono stato "avvolto" da questa maschera che mi porta a criticare, come sto facendo oggi, questo mondo falso, senza agire.
Senza agire perché non faccio parte di un movimento politico, non partecipo agli scioperi( siccome sono ancora uno studente e giudico che lo sciopero fatto da un non lavoratore sia un'offesa a tutti coloro che lavorano otto ore al giorno per arrivare a fine mese) e non faccio beneficenza siccome la giudico come l'azione più negativa in assoluto.
La beneficenza non è positiva siccome illude e rilassa il beneficiario facendo credere a lui che si più vivere senza impegnarsi. Che si più vivere senza lavorare, sforzarsi, eccetera.
Piuttosto di fare beneficenza ad un barbone io, se ne avessi la possibilità, gli troverei un lavoro e una casa e l'inviterei a mettersi in gioco.
Ricevere beneficenza è, in poche parole, rinunciare a mettersi in gioco. Rinunciare a vivere.


Infine, io non sostengo nessun partito politico per due ragioni; la prima è che i partiti di sinistra( sì sono di sinistra) non hanno un'ideologia precisa e la seconda è che per sostenere un partito bisogna pagarne la tessera.
L'ideologia dei partiti di sinistra non la condivido minimamente su più punti; il principale dei quali è l'antifascismo.
Il fascismo, è sì un movimento violento e quasi "totalitario" ma, non è razzista. Non almeno quanto credono gli antifascisti. Non possiamo negare che il ventennio fascista sia stato, strettamente dal punto di vista economico, il più prolifico di tutta la storia Italiana.
E accanirsi contro di loro, non solo è contro la vera ideologia comunista( siccome il partito di Mussolini è nato dopo la nascita del comunismo) ma è fine a se stessa.
E' fine a se stessa siccome i veri "nemici" dei pariti di sinistra sono i falsi partiti di sinistra e non i fascisti.
I veri nemici sono tutti colo che governano malamente questo paese, specialmente quelli che governato questo paese dichiarandosi di sinistra e adottando misure di destra.
Questi esseri non sono solo contro la loro ideologia e il loro ideale ma anche contro se stessi, contro la loro prima maschera.


Purtroppo queste considerazioni sono andate un po troppo verso il verboso, quindi vi saluto, ringraziandovi di essere arrivati fino a qui e augurandovi una felice serata consci del fatto che il mondo, domani mattina, sara "bello" come l'avete lasciato...

Essere

Cosa siamo senno'n quello che gli altri vogliono ?

mercoledì 22 aprile 2015

1984: La distruzione della Storia

Uno degli elementi caratteristici del romanzo Orwelliano è la distruzione della Storia. Chi è contro il partito non solo sparisce ma non è mai esistito. Egli non è mai né nato né morto. Egli non è presente da nessuna parte, le sue tracce vengono oscurate e il suo cammino viene cancellato.
E se questo non è possibile egli diviene simbolo di ogni disgrazia che subisce il popolo.
Il popolo schiavo dell'ortodossia.
Come succede a Goldstein (alias Trotsky) che diventa l'accusatore di ogni disfatta politica-militare che avviene. Questa tecnica della distruzione della Storia ripesca a piene mani non solo dalla nostra storia novecentesca( dalle persecuzioni del nazismo alla creazione di falsi capi espiatori per giustificare crisi economiche) ma i rifà direttamente al precedente romanzo dell'autore: La fattoria degli animali.
Con un'attenta analisi dei due scritti si può ben vedere che Palladineve e Goldstein rappresentano la stessa persona, o perlomeno lo stesso metodo di giustificazione creata da governi idealisti contro difficoltà economiche-sociali. È incredibile come tutto questo venga riassunto in 1984 riuscendo alla perfezione nell'intento di far capire come la Storia serva, fondamentale, non soltanto per non commettere gli errori fatti dai nostri antenati ma anche per evitare che codesti errori vengano commessi da altri.
Di seguito cito una parte di 1984, forse la parte che riesce i più a far comprendere come la manomissione della Storia sia una delle caratteristiche principali del romanzo:

Nei giorni andati, prima della vittoriosa Rivoluzione, Londra non era la bella città che ora conosciamo. Era un luogo buio, sporco, miserevole, dove sì e no c'era da mangiare e dove tanta povera gente non aveva scarpe per camminare e un tetto per riposarci sotto. Anche i bambini della vostra età dovevano lavorare dodici ore al giorno per conto di certi crudelissimi padroni che li fustigavano con lo scrudiscio se lavoravano troppo lentamente, e li nutrivano soltanto di croste di pane ammuffito e d'acqua. Ma in mezzo a tutta questa orribile mirano pure poche case belle e grandi dove vivevano i ricchi che avevano fino a trenta servitori per attendere ai loro bisogni. Questi ricchi erano chiamati capitalisti. Erano grassi, brutti e con certe facce cattive, come quelle che si vede nella pagina di fronte. Come vedete è vestito di un lungo abito nero che era chiamato finanziera e porta un buffo cappello lustro che sembra un tubo di stufa e che era chiamato cilindro. Questa era l'uniforme dei capitalisti e a nessuno era permesso di indossarla se non a loro. I capitalisti possedevano tutto ciò che era nel mondo e le altre persone erano loro schiavi. Essi possedevano tutte le terre, tutte le case e tutto il denaro.
Se qualcuno disobbediva loro, essi lo potevano mandare in prigione o lo potevano far cacciare dell'impiego e farlo morire di fame.
Quando le persone comuni dovevano rivolgersi a un capitalista erano obbligati a inchinarsi tremando e togliendosi il cappello, e a chiamarlo “Signore”. Il capo di tutti i capitalisti era chiamato il Re e...”
(Libro 1, Capitolo 7)

Questo passo non ci mostra soltanto la manomissione della Storia( nel libro si parla prima della Rivoluzione e cioè pressapoco negli anni cinquanta) ma sopratutto lo stereotipo del capitalista. L'uomo vestito di nero e con il cilindro che tutto ha e tutto vuole. Una visione del mondo simboleggiato dal dollaro adottato riferendosi al mondo sovietico dove così era visto l'americano medio.

Dal testo si edice, inoltre, la volontà del partito a indottrinare il giovane( il testo e ritratto da un libro di storia per bambini che Winston Smith ricopia sul suo diario) a proposito della vita precedente alla Rivoluzione. La vita dell'operaio capitalista è vista come orribile, terrificante e inauguratile ma, se leggiamo il testo, notiamo che non cambia più di tanto da quella dei prolet o dei membri del partito esterno. Dopotutto il governo dipinto da Orwell è senz'ombra di dubbio un governo a stampo comunista e, come sappiamo, il capitalismo è lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo e il comunismo è lo sfruttamento dell'uomo da parte dello Stato.

sabato 18 aprile 2015

Il nostro mondo

Qual'è il posto più privato per l'uomo?

Il suo mondo immaginario.
Quello che sogna la notte.
Quello dove sogna di vivere.
Quello dove può dar vita a tutti i suoi desideri e dove può comporre tutti i capolavori che egli desidera.
Ma ad una condizione:
Dimenticarsi tutto appena svegliati.
Dimenticarsi tutto

venerdì 17 aprile 2015

Prassi...

Ogni religione è macchiata del sangue d'innocenti.
In ciò l'ultima religione non fa eccezione.

Pillole di Storia: Il fallimento del sogno di Marx

Nel febbraio del 1918 ha inizio la rivoluzione. Una rivoluzione capitanata da Vladimir Lenin , filosofo, rivoluzionario e politico russo.Lo scopo della rivoluzione è quella di spodestare lo Zar di Russia e creare il primo stato comunista del mondo. Il primo stato che rispettasse i 10 fondamenti del “Manifesto del partito comunista” scritto da Marx ed e Engels nel lontano 1848.La rivoluzione si completa nel novembre dello stesso anno con la presa del palazzo d'inverno.


Purtroppo il neo governo socialista incorre in molteplici problematiche, dalla guerra civile ai tentativi di rivoluzione guidate dalle potenze europee che temevano una diffusione dei pensieri comunisti.Ma, alla fine della guerra civile nel 1921, la Russia si rialza e Lenin crea la Nap(Nuova politica economica): un ponte tra capitalismo e comunismo.Nonostante la voglia di Lenin di realizzare il sogno marxista, la sua morte, nel 1924, consegna la Russia, dopo una serie di vicissitudini, a Stalin, che instaura un governo di stampo totalitario e mette fine al sogno.

giovedì 16 aprile 2015

La distopia nella realtà storica: il totalitarismo

Il totalitarismo è la caratteristica principale del secolo scorso. Un governo totalitario è un governo che fonda le sue radice su ideologie di uguaglianza e libertà( come il comunismo) ma le deforma creando un governo, appunto, dispotico.
Il totalitarismo è, in poche parole, l'espressione dispotica della storia.
Un governo totalitario presenta le seguenti caratteristiche:
comando da parte di un solo elemento o di un numero ristretto di elementi;
culto dell'immagine del dittatore;
nessuna opposizione politica;
abolizione delle libertà di stampa, di opinione, di pensiero;
manomissione degli strumenti di informazione;
propaganda di enfatizzazione nei confronti del governo totalitario.
Queste forme di governo sono state fondamentali per la nascita della letterature di questo genere, a partire dal “mondo nuovo” fino a “1984”.
Difatti, tutte i migliori romanzi anti-utopici sono vere e proprie critiche, o satire, dei totalitarismi del Novecento.
I principali totalitarismi sono stati Comunismo( poi Stalinismo), Nazionalsocialismo e Fascismo.

L'apparenza inganna

Quanto è bello svegliarsi e vedere un mondo mascherato.
Un mondo che sembra bello, pieno di opportunità; 
un mondo che sembra LIBERO.
Appunto, sembra.

mercoledì 15 aprile 2015

La maschera

La maschera di un uomo è direttamente proporzionale al limite tra quel che è e quel che desidera essere.

Italia

Bell'Italia.
Grande magazzino di sogni irrealizzabili.


martedì 14 aprile 2015

L'ignoranza

Cos'è l'ignoranza.
L'ignoranza è credere che esistano solo 12 destini diversi e che, codesti destini, si possano prevedere osservando le stelle.
L'ignoranza è credere che il nostro mondo sia l'unico possibile.
L'ignoranza è credere che il sapere sia superfluo.
L'ignoranza è credere che i media siano imparziali.
L'ignoranza è credere.
Credere negli altri.


lunedì 13 aprile 2015

L'anarchismo

Tra tutti i pensieri politici-sociali l'anarchismo è quello più bistrattato.
Bakun è morto per sostenere la sua idea di libertà.
Di vera libertà
Ciononostante l'anarchismo è sinonimo della parola caos.
Ciò è sbagliato.
Ciò è inesatto.
L'Anarchismo non è altro che l'ultima fase del comunismo, l'utopia assoluta, dove gli uomini vivono insieme senza regole e senza violenze.
Un'utopia.

Pari, senno'n superiore, a quella dei filosofi francesi di inizio ottocento.

domenica 12 aprile 2015

La fonte del novecento

Tutte le ideologie moderne derivano da una ed una sola visione del mondo.
Tutte le ideologie moderne derivano dal marxismo.

Esse sono nate per combatterlo( Fascismo e Nazionalsocialismo) oppure per cercare di realizzarlo (Leninismo)

Cos'è la distopia?

Cos'è la distopia?
La distopia è il diverso, l'opposto.
La distopia è il nero che privilegia sul bianco.
È l'egoismo che privilegia sulla bontà.
Il male che privilegia sul bene.
Per distopia si intende la descrizione di una società immaginaria altamente indesiderabile o spaventosa.
Ma non solo.
Essa è soprattutto la vittoria dell'egoismo umano e delle leggi Darwiniane sulla società, sul collettivo.
La vittoria del nostro Io più scuro sul mondo.


Essa nasce come contrapposizione dell'utopia.
Infatti, il termine distopia, nasce per “creare” l'antiutopia.
Nasce perché l'uomo non vuole solo sognare il mondo perfetto ma anche quello imperfetto.
Perché l'uomo è pessimista.
Non crede che possa cambiare il mondo, e, anche se cambia, percepisce ogni cambiamento come un passo in più verso la distopia.
Come un vecchio che critica la generazione attuale.
Il nuovo è sempre peggio. Il nuovo è sempre distopia.



Ma come nasce la distopia?
La distopia nasce nel secolo passato, prima, letterariamente, poi, politicamente.
Dal punto di vista letterario ricordiamo “il padrone del mondo” di Benson, “il nuovo mondo” di Huxley, eccetera.
Ma, il “primo” romanzo dispotico, non per tempo ma per rappresentazione della peggior società immaginabile è 1984 di George Orwell.


La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza. [1984, Geroge Orwell]

Una società dispotica. Anzi no, LA società dispotica.
Orwell fonde Nazionalsocialismo e Stalinismo creando il mondo “perfetto”. Un mondo dove non esiste più l'individuo, non esiste più la privacy, dove non esiste più la Storia.
Un mondo dove ognuno è l'ombra di se stesso, dove, in poche parole, ognuno è l'attore della propria vita.
Orwell è perfetto nella descrizione della società controllata dal “grande fratello”.
Il romanzo Orwelliano è LA DISTOPIA per eccellenza.

Ovviamente esistono diversi tipi di distopia che si scostano dal mondo “Orwelliano”.
Esse si riscontrano in Asimov ( Io robot), in Pierre Boulle (Il pianeta delle scimmie) eccetera.
Queste non sono distopie Orwelliane, cioè politiche, tratti da mondi “reali” come lo sono stati Nazionalsocialismo e Stalinismo, ma distopie che dipingono una società completamente diversa dalla nostra. Società future, che potremmo definire fantascientifiche, oppure società dove l'uomo non è l'essere più evoluto sulla Terra.



La distopia è presente anche in altre realtà come cinema, musica ed arte.
Ma, oggi, ci fermeremmo al suo significato e al suo primo mezzo di diffusione: la scrittura.


L'antiutopia, il nero, il male, questa è la distopia.
M soprattutto essa è la voglia dell'uomo moderno di volersi male, di essere intellettualmente masochista.
O forse no!
Forse, la distopia, è la vera coscienza umana, l'apoteosi dell'egoismo umano che privilegia sulla società.

Dopotutto, quanti di voi non hanno mai desiderato di essere il grande fratello?

sabato 11 aprile 2015

Il giudizio di Dio?

Quando Dio verrà a giudicarci per le nostre azioni rimarrà allibito da cotanta ignoranza.
Ovviamente se esiste.


Libro=Film !?

Qual'è la differenza tra leggere un libro e vederne la trasposizione cinematografica?
Semplice!
Un libro ti permette di crearti la storia.
Un film ti permette solo di vedere la storia creata da un'altro.

Ecco perché un film tratto da un libro ci delude sempre, se abbiamo letto quest'ultimo.

L'artista

L'artista è l'essere più generoso del mondo.
L'unico che condivide la propria pazzia con la gente.
L'unico che crea,
L'unico che si reinventa.
Sempre.


Non giudicate un artista per quello che appare.
Giudicatelo per quello che crea.

venerdì 10 aprile 2015

La notte

La notte.
Tanto bella; tanto misteriosa.
Misteriosa come la nostra coscienza.
Misteriosa come il nostro Io

Critica alla politica italiana: Matteo Salvini

Prima di esporvi questo mio pensiero personale, avviso subito che non sono un esperto di politica.
La vivo da spettatore interessandomi ad essa solo in vista delle elezioni per poter votare con coscienza.
Inoltre non amo parlare di politica moderna, siccome mi par di parlare d'aria fritta.
Detto questo vi spiego ciò che penso di Matteo Salvini.



Italiano medio.
Mussolini dei poveri.
Questo è Matteo Salvini.
Non posso concepire come una persona che sembra, o forse è, così ignorante possa ottenere tanto consenso.
Non me lo spiego.
Se leggete la pagina Wikipedia sul "duce verde" troverete che ha fatto il liceo classico e, come professione, era un giornalista.
Ma dico io! uno che ha svolto il classico avrà sicuramente studiato tutto il periodo delle varie ideologie politiche eccetera e, soprattutto, uno che ha conseguito la carica di giornalista si presume( perché in Italia bisogna presumere) che sia imparziale nel dare i giudizi.
Invece lui non lo è. Lui giudica e diffama.
Provocando pure.
Se bazzicate un po' per il Web avrete sicuramente visto il video delle due rom minorenni che affermavano di guadagnare circa 900 euro al mese in furti/furtarelli. Quel video era stato mostrato, in esclusiva, a Canale 5( ci sarebbe anche un discorso da fare su Mediaset ma, per oggi, lasciamo perdere) di fronte a Salvini.
Secondo voi come avrà reagito il folletto verde?
"tutti i rom a casa! se vieni da Moldavia torni in Moldavia!"

Penoso.
Orribile.
Usare un capo espiatorio per ottenere consensi da una parte e diffamare il governo attuale dall'altra.
Non che il governo attuale sia meglio de sopraccitato "giornalista"( ci sarebbe anche da parlare dell'uomo di "sinistra") ma fare di tutta l'erba un fascio no. No ci sto. Non si può fare.
Se così fosse io posso tranquillamente dire che, visto che un politico è corrotto, allora tutti i politici sono corrotti; e per risolvere il problema mandiamoli tutti a casa.
Ciò sarebbe sbagliato e paradossale al contempo.
Non si può.
Non si deve fare.
Così come esistono politici sinceri, esistono rom che lavorano, che studiano, che si costruiscono il futuro da zero.
E non si può giudicare lo straniero.
Non senza conoscerlo.



Inoltre questa pratica del capo espiatorio è stata ormai così usata e abusata che ,sperò, la comunità abbia capito dove vada a parare un governo che "sorge" con codeste fondamenta.
Per fare degli esempi concreti posso citarvi Hitler, Stalin, Mussolini eccetera.
Ma, utilizzando un paragone più vicino all'inetto verde posso citare il nostrano "uomo del fare" che ha ottenuto consensi criticando l'operato dei precedenti Monti e Letta( che non erano dei santi ma almeno non illusero il popolo dichiarandosi di sinistra per poi cambiare verso).

Concludendo, spero che gli applausi che ho sentito nel video di Canale 5 siano stati una farsa, un modo disperato per far aumentare i consensi a Salvini, siccome non posso concepire come la gente comune possa ancora pensare che il vero problema dell'Italia siano gli immigrati, gli extracomunitari, i rom.
Perché ciò non è vero.
Perché ciò è inesatto.
Perché ciò è diffamazione e bisogna combatterla.
Perché gli italiani saranno forse un po' ignoranti, ma confido nel fatto che non siano fessi.
Un Matteo basta e avanza.



Grazie per aver letto questo mio sfogo. Cercherò di non parlare più di politica moderna anche se, in questo particolare caso, non potevo non dire la mia.