Era
il 25 aprile 2014. Dopo settimane ho avuto il tempo di andare in
biblioteca e prendere un libro che avevo voglia di leggere.
Avevo
voglia di leggere perché già da tempo mi bazzicava per la mente
questo testo, questo saggio.
Non
ricordo il perché. Un documentario, una lezione di storia, o magari
il richiamo di un destino indefinito, di un cammino che ,adesso, mi
ha portato qui.
Quanto sta' che quel giorno presi quel libro e lo lessi tutto in meno di una
settimana e, ricordandomi che ero un giovane solo scuola/videogiochi questa
fu per me una sorpresa.
Questo
fantomatico libro mi ha invogliato a leggere e a leggere.
Mi ha
invogliato a non cadere nell'ignoranza.
Questo
libro era il “Manifesto del Partito comunista”.
Adesso
non vi parlerò del contenuto politico-sociale del libro, anche se
credo che abbiate capito di cosa parla, ma di quello che mi ha
trasmesso.
Il
Manifesto mi ha insegnato a leggere, a capire il mondo, a conoscere
la società.
Da lì
ho iniziato a leggere e a leggere partendo dai grandi classici fino
ad arrivare alle letture più commerciali come quelle di Stephen King.
E tra
i grandi classici c'è uno che vi vorrei consigliare. Uno che mi ha
invogliato cosi come il “Manifesto” a leggere, ma, a differenza
di quest'ultimo, non è politico ed è più apprezzabile a chi non
condivide le idee di sinistra.
Questo
libro è “la conquista della felicità” di Russel.
Un
saggio che è un capolavoro.
Vorrei
recensirlo come si deve, ma dovrei prima rileggerlo.
Vi
basti sapere che è magnifico non solo nel modo di raccontare, ma
anche in ciò che racconta. Pensieri scontati e non allo stesso
tempo.
Un
libro che, semplicemente, ti legge nell'anima.
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