mercoledì 22 aprile 2015

1984: La distruzione della Storia

Uno degli elementi caratteristici del romanzo Orwelliano è la distruzione della Storia. Chi è contro il partito non solo sparisce ma non è mai esistito. Egli non è mai né nato né morto. Egli non è presente da nessuna parte, le sue tracce vengono oscurate e il suo cammino viene cancellato.
E se questo non è possibile egli diviene simbolo di ogni disgrazia che subisce il popolo.
Il popolo schiavo dell'ortodossia.
Come succede a Goldstein (alias Trotsky) che diventa l'accusatore di ogni disfatta politica-militare che avviene. Questa tecnica della distruzione della Storia ripesca a piene mani non solo dalla nostra storia novecentesca( dalle persecuzioni del nazismo alla creazione di falsi capi espiatori per giustificare crisi economiche) ma i rifà direttamente al precedente romanzo dell'autore: La fattoria degli animali.
Con un'attenta analisi dei due scritti si può ben vedere che Palladineve e Goldstein rappresentano la stessa persona, o perlomeno lo stesso metodo di giustificazione creata da governi idealisti contro difficoltà economiche-sociali. È incredibile come tutto questo venga riassunto in 1984 riuscendo alla perfezione nell'intento di far capire come la Storia serva, fondamentale, non soltanto per non commettere gli errori fatti dai nostri antenati ma anche per evitare che codesti errori vengano commessi da altri.
Di seguito cito una parte di 1984, forse la parte che riesce i più a far comprendere come la manomissione della Storia sia una delle caratteristiche principali del romanzo:

Nei giorni andati, prima della vittoriosa Rivoluzione, Londra non era la bella città che ora conosciamo. Era un luogo buio, sporco, miserevole, dove sì e no c'era da mangiare e dove tanta povera gente non aveva scarpe per camminare e un tetto per riposarci sotto. Anche i bambini della vostra età dovevano lavorare dodici ore al giorno per conto di certi crudelissimi padroni che li fustigavano con lo scrudiscio se lavoravano troppo lentamente, e li nutrivano soltanto di croste di pane ammuffito e d'acqua. Ma in mezzo a tutta questa orribile mirano pure poche case belle e grandi dove vivevano i ricchi che avevano fino a trenta servitori per attendere ai loro bisogni. Questi ricchi erano chiamati capitalisti. Erano grassi, brutti e con certe facce cattive, come quelle che si vede nella pagina di fronte. Come vedete è vestito di un lungo abito nero che era chiamato finanziera e porta un buffo cappello lustro che sembra un tubo di stufa e che era chiamato cilindro. Questa era l'uniforme dei capitalisti e a nessuno era permesso di indossarla se non a loro. I capitalisti possedevano tutto ciò che era nel mondo e le altre persone erano loro schiavi. Essi possedevano tutte le terre, tutte le case e tutto il denaro.
Se qualcuno disobbediva loro, essi lo potevano mandare in prigione o lo potevano far cacciare dell'impiego e farlo morire di fame.
Quando le persone comuni dovevano rivolgersi a un capitalista erano obbligati a inchinarsi tremando e togliendosi il cappello, e a chiamarlo “Signore”. Il capo di tutti i capitalisti era chiamato il Re e...”
(Libro 1, Capitolo 7)

Questo passo non ci mostra soltanto la manomissione della Storia( nel libro si parla prima della Rivoluzione e cioè pressapoco negli anni cinquanta) ma sopratutto lo stereotipo del capitalista. L'uomo vestito di nero e con il cilindro che tutto ha e tutto vuole. Una visione del mondo simboleggiato dal dollaro adottato riferendosi al mondo sovietico dove così era visto l'americano medio.

Dal testo si edice, inoltre, la volontà del partito a indottrinare il giovane( il testo e ritratto da un libro di storia per bambini che Winston Smith ricopia sul suo diario) a proposito della vita precedente alla Rivoluzione. La vita dell'operaio capitalista è vista come orribile, terrificante e inauguratile ma, se leggiamo il testo, notiamo che non cambia più di tanto da quella dei prolet o dei membri del partito esterno. Dopotutto il governo dipinto da Orwell è senz'ombra di dubbio un governo a stampo comunista e, come sappiamo, il capitalismo è lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo e il comunismo è lo sfruttamento dell'uomo da parte dello Stato.

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