domenica 5 aprile 2015

Critica al cristianesimo moderno: La Pasqua

Dopo la prima luna di primavera; risorgé Cristo.
O, almeno, così crede la gente.
O, almeno, così crede il gregge.
Che Cristo sia esistito è un dato di fatto. Lo confermano i documenti romani dell'epoca.
Ma, che sia figlio di Dio, abbia guarito i ciechi, gli ammalati e sia salito al cielo, è tutt'altro discorso.
Un cristiano direbbe che bisogna crederci, bisogna aver fede.
Ma cos'è la fede?
È la volontà umana di credere nell'impossibile o a farsi violentare mentalmente da dogmi vecchi duemila anni?
Nel nuovo testamento, il significato della parola fede, si riferisce a colui che ha fiducia, che si confida, che si affida, la cui persuasione è salda.
Ciononostante, per l'uomo moderno la fede è credere incondizionatamente a tutto quello che dice il parroco o chi per lui.

Per l'uomo moderno la fede è un coltello dalla parte del sacerdote.
Con questo strumento, l'uomo crede a ciò che dice il parroco, qualunque cosa dica.
Ma non tutti gli uomini sono uguali.
Non tutti gli uomini si fatto soggiogare dalla “fede”.
Ecco perché, d'ora in poi, non useremmo più la parola “uomo” per definire un credente, ma la parola “pecora” per il singolo e “gregge” per il gruppo.
Così come enuncia Gesù in una della sue parabole.



IL gregge si fa guidare dal pastore e lo segue incondizionatamente, anche se il pastore li porta al macello.
Questa è la religione: un macello, la fine della volontà individuale, la fine del pensiero unico.
Marx sosteneva che “la religione sia l'oppio dei popoli” e non si sbagliava.
Lui è stato il primo a capire cos'è veramente la religione: un strumento per controllare la gente, il primo mezzo di propaganda del mondo, il primo mezzo di UGUAGLIANZA.
Chi credeva nel TUO dio era apposto, gli altri erano eretici.
Gli altri meritavano la morte perché non seguivano la VERITÀ.
Ma quale Verità?
La verità citata in un libro di cinquemila anni fa, scritto peraltro male e con pensieri tanto razzisti e violenti da rasentare l'insanità mentale?
Sì. Proprio così. La pecora crede in un mucchio di fandonie vecchie e impossibili da adottare oggi.
Non dico che, a suo tempo, il libro “sacro” non fosse applicabile, ma, oggi, risulta impossibile da mettere in pratica.
E non solo per il multiculturalismo che percepiamo ogni giorno, ma anche per l'avanzamento tecnologico, etico e sociale apportato nell'ultimo ventennio.

Ma stavamo parlando della Pasqua.
La Pasqua non è più quella di una volta. Non è più una festività sagra.
La Pasqua è una festività commerciale.
Provate ad andare in giro a chiedere alle giovani pecore cosa si festeggia a Pasqua, oppure, provate semplicemente a guardare i telegiornali più “popolari” per capire cos'è la Pasqua.
Uova di cioccolato.
Sembra buffo e sacrilego allo stesso tempo ma è così.
La Pasqua è l'uovo di cioccolato.
Ogni pecora aspetta la Pasqua per abbuffarsi di cibo e mangiare uova di cioccolato.
Purtroppo il nostro senso della religione è così ampio da rasentare l'eresia.



Io non sono più cristiano ma sono comunque rispettoso della religione che mi ha cresciuto, nonostante enunci molte verità “false”.
E odio vedere tutta questa superficialità, soprattutto da parte dei media che la vedono più come festa commerciale che altro.
E odio anche i “falsi”, coloro che vanno a messa e non seguono nessuno dei 10 comandamenti del fantomatico Dio.

Questo saggio è riferito al falso gregge di “Dio”, anche se credo si era capito.
Non voglio dare dell'ignorante e dello stupido a nessun credente vero.
Dopotutto l'avere fede o meno è solo questione di educazione.
Chiudo porgendovi una domanda:

Secondo voi, la Pasqua, è una festività commerciale?

1 commento:

  1. Lo que decís me resulta muy interesante comparando el los dichos de Marx con las pascua. Contextualmente en la época de Marx la religión tenía un fuerte poder en la sociedad y a eso se enfrenta. Hoy en día, además de la religión, están también "los otros opios" . Los medios masivos que generan en la sociedad una realidad virtual asociado con el mercado que nos enfrenta a todos nosotros. La sociedad de consumo nos envuelve y nos pone en competencia sin buscar el bien común.Saludos

    RispondiElimina