venerdì 24 aprile 2015

1984: Winston Smtih: “L'ultimo uomo d'Europa”

L'ultimo baluardo di umanità, l'ultima speranza della coscienza umana o, come avrebbe voluto chiamare il romanzo Orwell, l'ultimo uomo d'Europa.
Winston Smith incarna ogni individuo con la sua voglia di lottare, di ribellarsi di capire ciò che lo circonda e agire di conseguenza.
Il romanzo si apre con un uomo ormai stanco del suo mondo. Un uomo stanco della Rivoluzione, delle regole e del controllo. Un uomo che vuole essere libero.
Questo uomo trova sollievo scrivendo il suo diario; atto comune ai giorni nostri ma che ci viene mostrato come illegale o quasi.
Quasi perché il Socing non ha leggi scritte, ma solo consigli su cosa è meglio fare e cosa è meglio non fare.
L'ultimo uomo d'Europa sfrutta questo diario per creare un briciolo insignificante di Storia; per trasmettere la sua esperienza ai posteri anche se lui esiste, o meglio esisterà, come il grande fratello.
Così Winston Smith incarna tutti noi, con i nostri difetti e i nostri pregi, e i nostri atteggiamenti nel caso ci trovassimo in un mondo simile.



Inoltre la sua intelligenza e il suo spirito d'osservazione, unita al suo fregarsene dell'ideologia del Socing lo fa una specie di alter-ego di Orwell stesso.
Infatti, questo romanzo è scritto dall'autore durante un periodo di profonda realizzazione ideologica cioè dopo le vicissitudini patite durante la guerra civile in Spagna.
Questo episodio si più definire il più importante nella storia di Orwell che lo porterà, anni dopo, a scrivere i suoi due più grandi successi “La fattoria degli animali” e “1984”: vere e proprie critiche contro il totalitarismo, in particolare, contro lo Stalinismo.
Sì, perché durante quel momento Orwell si rende conto della decadenza dell'utopia comunista in distopia.

E come Orwell anche Smith capisce lo stesso del suo mondo, e cerca di ribellarsene finendo per morire. Anzi, finendo per sparire; finendo per non essere mai nato.

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